Zes Unica, Calvanese: "Portare a compimento la domanda prenotata"

La notizia è una di quelle che non fa saltare dalla sedia nessuno in quanto era prevedibile ma sicuramente è una di quelle che lascia l’amaro in bocca a tutti gli imprenditori e ai consulenti che li hanno assistiti e che speravano che il contributo sarebbe potuto arrivare fino al 60%. Parliamo del credito di imposta Zes Unica, tagliato al 17,6668%, destinato alle aziende che effettuano investimenti nel periodo compreso fra il 1° gennaio e il 15 novembre 2024 per l’acquisizione di beni strumentali, terreni e immobili destinati a strutture produttive ubicate nelle regioni del Sud Italia. Nella giornata di martedì 23 luglio, infatti, è stato firmato dall’Agenzia delle Entrate il provvedimento in cui viene fissata la percentuale del credito d’imposta per investimenti nella Zes Unica per il Sud fruibile dalle aziende beneficiarie al 17,6668% da calcolare sul bonus richiesto.

“La percentuale di cui all’articolo 5, comma 4, del decreto del Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, del 17 maggio 2024 (di seguito “decreto”) – si legge nel provvedimento dell’AdE a firma del direttore Ernesto Maria Ruffini - è pari al 17,6668%. L’ammontare massimo del credito d’imposta fruibile da ciascun beneficiario è pari al credito risultante dall’ultima comunicazione validamente presentata ai sensi dell’articolo 5, comma 1, del decreto, in assenza di rinuncia, moltiplicato per la percentuale di cui al punto 1.1, troncando il risultato all’unità di euro”.

Questo sta a significare che dalla percentuale massima attesa del 60% si passa a una del 10,60% e l'investimento minimo resta comunque quello di 200mila euro. Questo in pratica il risultato: su un investimento da 200mila euro l’impresa avrà diritto a 21.200 euro di credito di imposta e non a 120mila euro attesi, se le caratteristiche dell’impresa la ponevano fra quelle che ambivano all’iniziale 60%.

“Al di là di ogni previsione, la montagna ha partorito un topolino - spiega Carmine Calvanese, responsabile nazionale area Finanza Agevolata di Telematica Italia.

La misura, in definitiva, ha avuto una lunga gestazione di oltre 7 mesi.

Il Governo ha unito le vecchie 8 Zes (Zes Abruzzo, Zes Calabria, Zes Campania, Zes Ionica Interregionale Puglia-Basilicata, Zes Adriatica Interregionale Puglia-Molise, Zes Sicilia Orientale, Zes Sicilia Occidentale, Zes Sardegna) alle aree che a partire dal 2016 e fino al 2023 avevano beneficiato del credito imposta Mezzogiorno.

Come detto, le imprese del Mezzogiorno d’Italia, che fino a quel momento avevano beneficiato dei Crediti d’imposta certi come Mezzogiorno (01/01/2016-31/12/2023) e Zes (01/06/2021-31/12/2023), autorizzati e trasmessi nel cassetto fiscale entro 11 giorni dalle richieste e fruibili a partire dal quinto giorno successivo (in pratica in due settimane i crediti d’imposta sarebbero stati pronti per essere fruiti) con percentuali in base alla territorialità e alla dimensione d’impresa pari a:

Imprese attive nel Mezzogiorno:

  • 45% PMI,
  • 35% medie imprese,
  • 25% grandi imprese.

Imprese attive nelle aree ZES delle regioni Abruzzo e Molise:

  • 30% PMI,
  • 20% medie imprese,
  • 10% grandi imprese.

si sono trovate davanti una misura molto appetibile che li ha ammaliati fin da subito. Gli imprenditori, seppur in presenza di una barriera d’ingresso con investimento minimo pari a 200.000 euro, con la previsione di aliquote agevolative maggiorate rispetto al passato e con l’ammissibilità dei terreni e dei fabbricati nuovi e usati nel limite del 50% del totale dell’investimento, hanno dovuto ri-programmare i propri investimenti su questa ‘nuova misura’, evidentemente gonfiando così con molta probabilità gli investimenti in attrezzature, macchinari e impianti, in modo tale da controbilanciare il costo dei fabbricati e di terreni e di cercare di massimizzare il beneficio richiesto.

Per fare un esempio concreto, una piccola impresa che aveva acquisito un fabbricato in Puglia pagandolo 750.000 euro, per poter rendere agevolabile interamente questo costo ha dovuto coprire il restante 50% dell’investimento ammissibile con l’acquisizione (fatta e/o da farsi) di beni strumentali rientranti nelle categorie delle Stato patrimoniale B.II.2 “Impianti e Macchinari” e B.II.3 “Attrezzature”, prenotando così, dal 12 giugno al 12 luglio, un credito d’imposta di 900.000 euro, pari al 60% dell’investimento sostenuto e/o da sostenere (1.500.000 euro).

Ad oggi, alla stessa piccola impresa viene, invece, riconosciuto un credito d’imposta fortemente ridimensionato che è pari a 159.001,2 euro (900.000 euro X 17,6668%).

Lo stesso ragionamento vale per tutte le altre imprese, che a seconda della localizzazione territoriale e della loro dimensione d’impresa, si trovano davanti a un credito d’imposta ridotto all’osso:

 

Tabella ZES

 

E ora cosa fare?

Lato imprese, per chi ha già realizzato gli investimenti, conviene portare a compimento la domanda prenotata , magari riprogrammando solo la quota d’investimento non ancora realizzata, tenendo bene in mente però alcuni obblighi da adempiere:

- Non scendere sotto la soglia minima dei 200.000 mila euro d’investimento;

- Mantere il bilanciamento del rapporto pari al 50% tra gli investimenti in immobili e terreni e investimenti in macchinari/attrezzature/impianti;

- A decorrere dal 31 luglio 2024 ed entro il 17 gennaio 2025 presentare una o più comunicazioni integrative utilizzando l’apposito modello.

- Valutare la cumulabilità del Credito d’imposta Zes con altre misure agevolative;

- In ultimo, incrociare le dita e confidare in una redistribuzione quanto più possibile ampia delle risorse inutilizzate dalle imprese rinunciatarie del credito d’imposta.

Lato Governo, occorre valutare gli aggiustamenti del caso, perché è evidente che la misura oggi è del tutto inadeguata rispetto alle finalità di rilancio e di sviluppo dei territori del Mezzogiorno e modificare le regole d’ingaggio, ivi inclusi i massimali di alcuni costi ammissibili.

Per farlo, bisogna partire dalle considerazioni che per il Credito d'imposta per investimenti nel Mezzogiorno e nelle Zes, le risorse stanziate nel 2023 ammontavano € 1.512.200.000,00 (Fonte RNA), contro quelle stanziate per l’anno 2024 pari a 1.670.000.000 di euro (+157.800.000 di euro) e che rispetto al passato il credito d’imposta non veniva prenotato con un click day lungo un mese ma quotidianamente a preventivo (investimenti non ancora realizzati) e/o a consuntivo (investimenti realizzati).

Deve essere tenuto conto anche dell’ampliamento della platea degli investimenti ammissibili (immobili usati) e dell’aumentare dell’intensità massima di aiuti concedibili, valutando un rifinanziamento della misura e quindi delle domande sin qui presentate per cercare di salvare il salvabile e utilizzando con cognizione di causa i fondi PNRR ancora disponibili fino al 31/12/2026”.

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